Settecamini si estende esternamente al Grande Raccordo
Anulare di Roma, sul lato est della via Nomentana ed a
ridosso del confine con il Comune di Guidonia Montecelio.
Nacque nei primi del Novecento, come borgata rurale, su
territori di proprietà del Duca Leopoldo Torlonia. Il
toponimo è relativamente recente, risalendo alla metà del
1800, ed indica Settecamini come derivante ‘’da sette
camini su di un caseggiato chiamato il Fornaccio’’; in età
medievale, la località era chiamata “Campo dei Sette
Fratelli” riferendosi alla leggenda di Santa Sinforosa e dei
suoi sette figli (Crescente, Eugenio, Giuliano, Giustino,
Nemesio, Primitivo e Statteo) fatti uccidere dall’imperatore
Adriano. In seguito, prese il nome di Osteria del Forno per
l’omonimo casale - costruito nella seconda metà del XVI
secolo - situato a sud della via Tiburtina e denominato oggi
‘’Casale di Settecamini’’.
In prossimità della zona monitorata, su via di Casal Bianco,
si erge una piccola chiesa tardo-barocca dedicata a San
Francesco, con interno semplice a navata unica; nell’area
retrostante, invece, sono visibili i resti di un tratto della via
Tiburtina Antica ed un piazzale, entrambi basolati. Il
quartiere di Settecamini ospita, appunto, un’importante
area archeologica di infrastrutture di epoca romana. Esse
furono scoperte durante i lavori edilizi realizzati negli anni
’80, quando il suddetto quartiere, nato come piccolo borgo
di poche case, assunse la conformazione attuale,
inglobando e preservando l’area archeologica.
Il nome Ad nonas, che le è stato dato, deriva dal fatto che è
presente un cippo miliare di duemila anni fa, indicante,
lungo il tragitto della antica via Tiburtina, la distanza di nove
miglia dal centro di Roma dove era presente una stazione di
posta. Qui i mercanti che trasportavano a Roma il marmo ed
il travertino di Tibur, i pastori che portavano le loro greggi
dalle montagne verso le zone pianeggianti ed i nobili romani
che dal centro di Roma si recavano a villeggiare nelle
splendide ville costruite nelle campagne circostanti
trovavano sollievo. Importanti sono tanto i resti del grande
cortile rettangolare dove i viandanti lasciavano i cavalli a
riposare, tanto i banconi della taverna dove gli ospiti si
rifocillavano, quanto, inoltre, i resti di un pavimento a
mosaico che decorava la stanza dove si sdraiavano a
riposare. Gli studi hanno rivelato che quasi certamente gli
elementi di questa area archeologica fanno parte - assieme
ad altre strutture dislocate lungo il tracciato antico ed oltre
il limite dell’area archeologica - di un unico grosso
insediamento abitativo, più vasto ed articolato di un
semplice luogo di sosta.
L’area archeologica di Settecamini va dall’incrocio tra via di
Casal Bianco e via Tiburtina fino a viale del Tecnopolo. Ad
ovest, essa ospita un basolato ben conservato della via
Tiburtina antica (IX miglio) e ci si trova la stazione di posta,
che disponeva di abbeveratoi, pozzi ed un cortile
semianulare largo abbastanza per garantire un rapido
cambio dei cavalli. Il manufatto è un esempio di opera
reticolata, una tecnica edilizia romana attraverso la quale si
realizza il paramento di un muro in opera cementizia. L’area
archeologica orientale è un eccezionale quadro dell’area
suburbana Roma in età imperiale: la grande strada, infatti,
presenta ai suoi fianchi muri di recinzione con portali
d’accesso alle proprietà; lungo i margini sono collocati
sepolcri sia a carattere monumentale che per individui di
umili origini; sul lato meridionale, invece, è presente una
grande locanda.
L’antica via Tiburtina era uno dei più importanti assi viari
antichi e collegava Roma all’Adriatico. Originariamente,
però, la strada collegava Roma a Tibur (Tivoli). Oltre Tibur, il
nome cambiava in Valeria (già alla fine del IV secolo a.C., un
magistrato della gens Valeria prolungò il percorso della
strada fino al territorio dei Marsi; per questo venne poi
chiamata via Tiburtina Valeria). La sistemazione della via
Tiburtina Valeria segna la penetrazione di Roma nelle
regioni interne dell’Appennino. In seguito, la via fu
ulteriormente prolungata prima da Cerfennia alla piana di
Sulmona con Corfinium, poi a Teate Marrucinorum (Chieti)
ed Ostia Aterni (Pescara), raggiungendo così, da Roma
all’Adriatico, 125 miglia, pari a 185 chilometri (l’ultimo
prolungamento, da Corfinio all’Adriatico, avvenne in epoca
claudia, per cui prese infine il nome di Claudia Valeria).
Agli inizi del secolo, la zona di Settecamini, poco popolata,
era per lo più costituita da fattorie e casali disseminati nella
campagna in corrispondenza di tenute e latifondi che, con
le cave di tufo e la pozzolana, erano gli unici punti di
attrazione della manodopera; vi si praticava, inoltre, la
pastorizia. Dopo la Prima guerra mondiale, il Comune di
Roma, nell’ambito del programma di bonifica e risanamento
dell'Agro Romano, curò la costruzione di alcune abitazioni
tuttora esistenti. Stante quanto sopra descritto, si intuisce
la presenza – in Settecamini - di numerosi nonché preziosi
reperti archeologici. Vi si rinvengono la Villa Romana di
Monte dello Spavento-Necropoli-Santuario (la zona è di età
arcaica medio-repubblicana; il santuario è stato individuato
dalle strutture e dal materiale rinvenuto; la necropoli è
posta a nord-ovest del santuario); il Complesso termaleninfeo, su via Forno Casale, a sud del fosso del Fornaccio; il
Colombario, tutto in tufo, scoperto nei pressi di via Tiburtina
antica, un mausoleo utilizzato nel medioevo come torre di
vedetta e, molto più numerosi, diversi resti di ville romane.
In prossimità di Settecamini, tra le architetture civili di
stampo medioevale più importanti ricorrono il Casale del
Cavaliere, la Torraccia di Sant’Eusebio, il Casale, la Torre ed
il Ponte di Pratolungo, la Torre di Ponticello, il Casale di
Sant’Eusebio o Casale di Campo Marzio, il Casale delle
Vittorie o Casal Vecchio ed il Casale Bonanni. Tra le
architetture religiose più evidenti, invece, emergono la
suddetta chiesa di San Francesco, risalente al XVIII secolo, la
chiesa di Santa Maria dell’Olivo, situata sull’omonima piazza
e la Chiesa di Sant’Alessio.
La stazione meteo si trova a circa 15 chilometri dal centro
della città di Roma, precisamente in via Forno Casale, ad
un’altitudine di 70 metri s.l.m.. Il gruppo sensori è
posizionato alla metà circa di un palo telescopico alto 5
metri, alla cui estremità verticale è collocato il braccetto
dell’anemometro. La zona è favorevolmente esposta ai
venti che soffiano, spesso, con raffiche intense (il 22
dicembre 2019 è stata registrata una raffica di 114 km/h).
Le prime ore del mattino sono caratterizzate da venti da
nord-est; la predominante provenienza delle masse d’aria,
tuttavia, è dai quadranti orientali o sudorientali. Costanti le
brezze, che, attive in tutte le stagioni e fasce orarie, spesso
non consentono alla temperatura minima di raggiungere dei
valori estremi ancora più bassi.
Il clima è simil continentale con apprezzabili escursioni
termiche; le temperature minime invernali scendono
talvolta sotto lo zero, mentre le temperature massime
estive superano sovente i 35 °C. La temperatura più bassa
finora mai registrata è stata meno 5,4 °C (rilevata il 28
febbraio 2018), mentre quella più alta è stata di 41,2 °C
(toccata il 18 luglio 2023). Considerato il posizionamento del
termo-igrometro su terrazzo (luogo normalmente più
ventilato), ricorre che, durante le nottate da inversione
termica (dispersione del calore giornaliero favorito da
ventilazione scarsa ovvero assente), le temperature minime
siano generalmente più alte, di almeno un grado
centigrado, rispetto a quelle del piano stradale che,
d’inverno, spesso si ricopre al mattino di un leggero strato
di brina dovuto al congelamento al suolo delle particelle di
umidità.
Frequenti i fenomeni nebbiosi - che si generano a volte
anche nel periodo estivo – presenti nelle ore notturne ed
alle prime luci dell’alba, con la formazione e stazionamento
di locali banchi facilitata dalla presenza delle circostanti
macchie di vegetazione. Gli apporti precipitativi medi annui,
intorno ai 700/800 millimetri, risultano influenzati dai
violenti ed improvvisi temporali di calore in sviluppo e
propagazione, nel periodo estivo, da zone con rilievi situate
ad est-sud-est.
La stazione è stata implementata, nella sua funzionalità
d’assieme, con l’installazione di due dispositivi visivi: trattasi
di due webcam Foscam (telecamere di videosorveglianza,
molto versatili e compatte, certificate IP66, quindi resistenti
alle intemperie ed agenti atmosferici).
In particolare, da sinistra a destra: l’inquadratura verso
ovest, riprende in primo piano l’abitato di Settecamini e, più
distante, sullo sfondo, la città di Roma (nelle giornate
limpide si riesce ad intravedere, piccolo – più a sinistra
rispetto al centro dell’immagine - il famoso ‘’Cupolone’’ di
San Pietro); l’inquadratura verso sud, riprende i Castelli
romani, ben visibili soprattutto nelle giornate molto
luminose. Aggiornamento: ottobre 2023.
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